Spazio architettonico e soggetto estetico
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Data publicació2013-12
EditorUniversitat Politècnica de Catalunya. Iniciativa Digital Politècnica
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Abstract
Come ripensare il rapporto tra costruire e abitare dopo Heidegger? Se le sue riflessioni sono
ancora fondamentali per una estetica dell’architettura, è necessario interrogarsi su questioni
tralasciate dal filosofo tedesco: in primis sull’esperienza estetica (sensibile e affettiva) intesa
come rapporto tra il soggetto, homo aestheticus, e lo spazio architettonico; e sulla valenza
etica di tale esperienza.
La fenomenologia francese e quella tedesca offrono non pochi spunti. Il primo filosofo di
riferimento è Merleau-Ponty, con la sua concezione di «campo» di esperienza: il soggetto è
radicato nello spazio e l’esperienza è originariamente sinestesica e cinestesica; l’immagine
del «chiasma» ben esprime l’intreccio di relazioni tra vedere ed essere-visto, tra interno ed
esterno. Inoltre, come il filosofo francese afferma nei suoi scritti di pedagogia, è all’interno
di tale orizzonte pre-intellettivo che avviene l’incontro con l’altro, che nasce la dimensione
dell’intersoggettività.
Henri Maldiney approfondisce tale discorso, mostrando come l’arte, e in special modo
l’architettura, contribuisca a formare lo spazio, a sollecitare una esperienza estetica in chi
si trova anche solo occasionalmente ad essere fruitore ed abitante. Secondo Maldiney
l’architettura esprime il ritmo dell’esistenza, che deve essere intesa come un continuo formarsi
del soggetto, estatico, aperto nei confronti del mondo e dell’altro. A differenza delle
arti figurative, l’architettura richiede una fruizione che supera la tradizionale concezione dello
«sguardo contemplativo», poiché il soggetto è immerso nello spazio di esperienza.
Il concetto estetico di «atmosfera» elaborato da Gernot Böhme, fenomenologo tedesco, ha
recentemente destato l’interesse degli architetti, di chi si occupa di esperienza estetica non
da un punto di vista teorico ma da un punto di vista pratico. L’architetto in quanto designer
forma degli «spazi atmosferici» in cui il soggetto prova determinate emozioni; l’emozione
viene «irradiata» dallo spazio. Secondo Bohme, molto attento alla prassi, alla dimensione del
lavoro, importante diviene l’uso della luce, così come dei materiali.
In sintesi, l’architettura si offre dunque al soggetto come una «promessa», come una possibilità
di esperienza che richiede una condivisione e che rende possibile il processo formativo
del soggetto. Si tratta di una modalità di fruizione inaugurale, primigenia, irriducibile. Ed è
all’interno di tale esperienza che può nascere un pensiero dialogico.
CitacióMessori, R. Spazio architettonico e soggetto estetico. "Arquitectonics: Mind, Land & Society", Desembre 2013, núm. 25, p. 31-42.
ISSN1579-4431
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